Tribunale di Brescia sentenza n. 879/2025

In materia di responsabilità dei genitori per gli illeciti commessi dai figli minori sui social network

Avv. Sabrina Modena

4/16/20251 min read

Il Tribunale di Brescia, con la sentenza n. 879/2025, ha affermato il principio secondo cui i genitori sono responsabili per gli illeciti commessi dai figli minorenni sui social network ex art. 20248 c.c.. Tale responsabilità sussiste in mancanza della prova di aver esercitato una vigilanza attiva, costante e adeguata all’età e alle condizioni del minore. Nel caso di specie, una minore affetta da lieve ritardo cognitivo ha creato falsi profili social tramite cui ha perpetrato diffamazione aggravata, atti persecutori e detenzione e diffusione di materiale pedopornografico mediante l’uso di software di manipolazione delle immagini. Tali condotte hanno determinato danni morali e psicologici alla vittima, per i quali i genitori della minore autrice sono stati condannati al risarcimento del danno per un importo pari a €15.000,00. Il Tribunale ha rigettato la tesi difensiva secondo cui i genitori avevano fatto “il possibile”, chiarendo che la mera richiesta delle credenziali di accesso ai social non è sufficiente a escludere la responsabilità. In particolare, è stato evidenziato che i genitori erano stati edotti dai docenti e dagli educatori circa la fragilità della minore e i pericoli derivanti da un uso scorretto dei social; nonostante ciò, non hanno impedito la creazione di account fake e l’uso distorto delle tecnologie, né hanno monitorato in modo efficace l'attività online della figlia. Il Tribunale ha inoltre sottolineato l’importanza di una educazione digitale concreta e permanente, che implichi limitazioni attive sia nell’accesso sia nelle modalità di utilizzo degli strumenti tecnologici. Infine, la giurisprudenza recente evidenzia come l’autonomia digitale precoce dei minori non esoneri i genitori dai loro doveri educativi e di sorveglianza. La colpa in vigilando è ravvisabile laddove i genitori omettano di prevenire situazioni potenzialmente lesive per terzi, anche quando il figlio agisce in autonomia.